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“Changing the chants”: il razzismo è da estirpare alla radice

L'incontro organizzato dall'Uisp ha fornito un quadro generale del fenomeno dell'antisemitismo nel calcio, attraverso interventi, dati e documentari

 

In concomitanza con il lancio dei Mondiali Antirazzisti a Firenze, che si svolgeranno sabato 2 e domenica 3 ottobre al Parco dell'Argingrosso, si è svolto giovedì 30 settembre, dalle 17.30 alle 20.30, l’incontro online “Changing the chants, inserito all’interno dell’Almanacco Antirazzista Uisp ed organizzato in collaborazione con le Politiche per l'Intercultura e la Cooperazione Uisp e il Settore di attività Calcio Uisp. Focus dell'incontro è stato l'analisi del fenomeno dell'antisemitismo nel calcio e più in generale nel mondo dello sport, attraverso testimonianze dirette e l'analisi di dati ed episodi. L’incontro è stato moderato da Daniela Conti, responsabile Politiche per l'Intercultura e la Cooperazione Uisp. Sono intervenuti Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp; Marco Ceccantini, responsabile Manifestazioni nazionali Uisp; Alex Uberti, consulente e project manager del centro Simon Wiesenthal di Parigi; Triantafillos Loukarelis, direttore UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali; Raffaella Chiodo, Uisp/Fare Network; Stefano Di Pietro, regista del progetto Changing the Chants; Marco Bosco, operatore di servizio civile presso l'ufficio manifestazioni nazionali Uisp. La prima parte dell’incontro è stata dedicata ai saluti istituzionali, mentre nella seconda parte sono stati presentati i materiali specifici.

Sono state le parole di Tiziano Pesce ad aprire il seminario: “Sono orgoglioso di prendere parte a questo importante incontro, promosso in collaborazione con Fare Network, che prende spunto dal percorso intrapreso da anni sul territorio per combattere l’antisemitismo nel calcio, con un focus sui comportamenti e sugli atteggiamenti dei tifosi. La fase storica che stiamo vivendo apre a rigurgiti importanti di antisemitismo, a volte sostenuti da forze politiche e da sistemi istituzionali che alimentano razzismi nel nostro Paese”, ha detto il presidente Uisp, per poi ricordare i successi di quest’estate dal punto di vista dello sport di prestazione.

“Penso ai grandissimi risultati ottenuti alle Olimpiadi, alle Paralimpiadi, agli Europei e a tanti altri appuntamenti di agonismo ai massimi livelli. Noi, come Uisp, abbiamo cercato di fare la nostra parte, con iniziative, campagne, momenti di riflessione, appelli all’inclusione sociale. Il tema dei diritti è finito in primo piano, richiamando l’attenzione dei media e del grande pubblico”, ha proseguito Tiziano Pesce. Proprio lo sport, come ricordato nel suo intervento, rappresenta un fenomeno sociale indispensabile per rompere l’isolamento, per lottare contro discriminazioni e razzismo, per supportare i diritti delle donne e la parità di genere. E’ suo compito, dunque, trasmettere nuove modalità di comportamento e di approccio. “Continuiamo a vivere la dura esperienza della pandemia, che ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze sociali ed economiche che si stanno accentuando sempre di più. Aumentano le paure, le tensioni, le rabbie. La Uisp si impegna per rilanciare occasioni di dialogo, per rafforzare e costruire nuovi percorsi di inclusione, con la forza della sua rete associativa e dei suoi valori”, ha concluso.

Nel giorno della condanna a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, Tiziano Pesce ha espresso la solidarietà dell'Uisp a una persona simbolo dell'accoglienza nel nostro Paese: “Parlare di antirazzismo, di lotta alle discriminazioni, di accoglienza, oggi, diventa ancor più importante - ha detto Pesce - e assume un valore ancora più profondo in questa giornata triste, tremendamente triste, in cui abbiamo appreso della sconcertante condanna a Mimmo Lucano, già sindaco di Riace, a 13 anni e 2 mesi, quasi il doppio della richiesta dei pm”.

A Mimmo Lucano vada tutta la mia, nostra, solidarietà e vicinanza. Una condanna che ha dell’incredibile, che deve preoccupare enormemente - ha proseguito il presidente Uisp - Come sempre non possiamo che esprimere fiducia nella magistratura e nel suo lavoro. L’auspicio è che questa sentenza possa essere riesaminata, come del resto già accaduto in vicende passate. Mimmo Lucano lo conosciamo, con Mimmo Lucano abbiamo percorso pezzi importanti di strada insieme, proprio a Riace, proprio con i nostri Mondiali Antirazzisti itineranti, in quella splendida terra simbolo di solidarietà e accoglienza; con percorsi di inclusione e di democrazia oggi messi pesantemente in discussione”.

Dall'esperienza dei Mondiali Antirazzisti svolti a Riace nel 2019 è nato un docufilm, realizzato e prodotto dall'Uisp: "Riace. I Mondiali Antirazzisti nella terra dell'accoglienza", che racconta i tanti viaggi della speranza ai quali assistiamo da anni, che dall'Africa portano in Europa attraverso il nostro Paese. 

"RIACE. I MONDIALI ANTIRAZZISTI NELLA TERRA DELL'ACCOGLIENZA"

Marco Ceccantini, responsabile manifestazioni nazionali Uisp,  ha ricordato la dura esperienza delle leggi razziali e della discriminazione antisemita, che non risparmiò nessuno, neanche sportivi e atleti. “La propaganda del regime puntava sullo sport, un ambito dove il razzismo è purtroppo diffuso. Ma proprio lo sport, essendo universale, può essere lo strumento ideale per estirpare le discriminazioni alla radice”, ha detto Ceccantini. Come? “I dirigenti devono essere sensibilizzati e poi adeguatamente formati. Sarebbe importante attivare percorsi di formazione per coloro che hanno una responsabilità del mondo dello sport, a tutti i livelli. Nel settore dello sport amatoriale ci attendono battaglie più dure e meno visibili: ma saranno le vittorie più belle. Le nostre manifestazioni rappresentano queste lotte e questi sforzi, diventando di tutti e per tutti, come dimostrano le tante iniziative organizzate nell’ambito dell’Almanacco antirazzista”, ha concluso.

Ha poi preso parola Alex Uberti, del centro Simon Wiesenthal di Parigi, che ha ripercorso la tematica del razzismo e dell’antisemitismo attraverso la condivisione di immagini d'archivio. “Oggi è un tema attuale l’assenza di empatia. Il pregiudizio condanna ancor prima di valutare i fatti: vale per gli ebrei, per gli stranieri, per i poveri, per intellettuali e scienziati. Siamo tutti esposti alle filiali dell’odio, che si moltiplicano come le fake news. Per questo, bisogna individuarle e denunciarle al pubblico prima che prendano piede”, ha detto Uberti. L'ufficio europeo del Centro Simon Wiesenthal, con sede a Parigi, promuove e sostiene attivamente la sua missione combattendo l'antisemitismo, la negazione dell'Olocausto, l'estremismo e l'attività neonazista. Uberti ha poi suggerito all'Uisp e alle associazioni impegnate in questa battaglia di adottare e farsi promotrici della definizione dell’IHRA sull’antisemitismo, come compendio e come punto di partenza per le azioni di contrasto. La definizione operativa, non giuridicamente vincolante, di antisemitismo data dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto è la seguente: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.

Ha poi preso parola Triantafillos Loukarelis, direttore UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali: “La definizione è importante perché aiuta ad inquadrare qualsiasi manifestazione di antisemitismo. In mancanza di essa arbitri o dirigenti possono inquadrare un gesto antisemita solo ricorrendo alla propria soggettività. Per questo, una definizione arriva in soccorso per interpretare quello che accade. Siamo chiamati ad un lavoro molto intenso, specialmente ora che le persone sono più vulnerabili e il disagio sociale si sta manifestando sempre di più. Gli stadi sono i luoghi dove si può lottare in maniera più efficace contro questo fenomeno”, ha detto Loukarelis. Come ha poi sottolineato Daniela Conti, “lo sport non è neutro, ma uno strumento di educazione, di accoglienza, di valori, un veicolo per trasmettere idee”. E’ poi intervenuta Raffaella Chiodo, Uisp/Fare Network: “Gli strumenti servono per agire sulle cause del problema. Bisogna partire dagli effetti per tornare all’origine, a quel punto di partenza di un certo modo di esprimersi negli spazi di uno stadio. Abbiamo il dovere di scoprire il senso delle parole, ricostruire e dare memoria per renderci conto di quanto sia importante prendere sul serio alcuni segnali senza sottovalutarli".

Nella seconda parte del convegno, Stefano Di Pietro ha presentato il progetto Changing the chants, illustrandone gli obiettivi: “Si tratta di un progetto biennale, sostenuto dal programma dell'Unione europea per i diritti, l'uguaglianza e la cittadinanza. Consiste in una cooperazione innovativa e internazionale tra Borussia Dortmund, Feyenoord Rotterdam, Fare Network e la Casa di Anna Frank. L'obiettivo è approfondire la comprensione degli approcci che le squadre di calcio possono utilizzare per educare i tifosi a contrastare i comportamenti antisemiti nelle tribune”, ha spiegato Di Pietro. Il progetto promuove l'apertura di uno spazio per l'apprendimento condiviso, la sperimentazione transnazionale e inter-contesto di questi approcci. Il team intende trovare e analizzare gli approcci più simili in tutta Europa per pubblicarli in un compendio di buone pratiche. Le comunità calcistiche che cercano di combattere l'antisemitismo attraverso l'educazione non formale saranno così in grado di sviluppare i propri programmi significativi e di prevenire e rispondere alle manifestazioni di incitamento all'odio antisemita. Successivamente, è seguita la proiezione del documentario da lui realizzato.

Infine, è intervenuto Marco Bosco, giovane sociologo in servizio civile nell’ufficio manifestazioni nazionali Uisp, per approfondire le tematiche illustrate nei materiali relativi al progetto Changing the chants: “E’ importante, dopo aver dato una definizione al problema dell’antisemitismo, darne una dimensione. Ricerche effettuate da diversi istituti hanno registrato il clima di opinione e il numero di episodi razzisti registrati. I dati emersi sono contrastanti. Ad esempio, la Croazia che registra un clima d’opinione contrario non registra nessun incidente. In controtendenza, la Germania con un basso indice di contrarietà, registra un numero di incidenti molto alto”, ha spiegato Marco Bosco. Qual è la strategia per combattere il problema? “Principalmente, si procede con sanzioni economiche. Si fa quindi un’opera di repressione, ma non si previene. E’ importante avviare opere di sensibilizzazione delle attività, coinvolgendo i vari enti e gli sponsor che possono sostenere o sponsorizzare una campagna, associandosi ai messaggi che veicola o finanziare un’iniziativa indiretta. Importante anche l’uso dei social, di comunicati stampa, delle reti dei media e dei partner, dei tabelloni pubblicitari a bordo campo durante le gare”, ha illustrato Bosco. E’ quindi rilevante avere un’idea chiara di ciò che si deve affrontare e definire il proprio raggio d’azione.

Prima dei saluti finali, le conclusioni di Daniela Conti: “Il progetto ci sottolinea un aspetto: c’è una sottovalutazione e una sotto rappresentazione del problema. Gli episodi non vengono denunciati, a volte perché le vittime non si sentono tali, si vergognano. E’ importante registrare, parlare, denunciare. Un primo passo per combattere il problema”. (a cura di Silvia Becattini e Chiara Feleppa)

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